giovedì 26 luglio 2012

Some Nights.

" E così sei andata a vivere all'estero ?!"

No, Michele. Non sono andata a vivere all'estero. Io sono scappata. Ti ricordi quando mi dicevi che non ricordavo molte cose? Ecco, sono scappata da quelle poche che ricordavo. E se avessi avuto la fortuna di ricordare anche le altre, quelle che tu invece ricordavi, probabilmente sarei scappata molto prima. Non vivo all'estero. Vivo qui. Questo non è estero, non è un'altro stato. Questo è un posto, un posto che mi piace, un posto in cui, al momento, vivo. Mi piace perchè è grigio la maggior parte del tempo. Così non devo combattere con quel sole illuminante che c'è da noi. Piove la maggior parte del tempo, così posso coprirmi, mettere maglioni su maglioni, felpe su felpe, jeans su jeans, senza dovermi scoprire. Posso stringermi nelle spalle senza dover giustificare il gesto. Potrei aver freddo, qui. Me ne sono andata. Sono scappata. Non ho intenzione di tornare indietro. I miei occhi scuri non li guarda nessuno, la faccia triste qui ce l'hanno in molti. Dev'essere il poco sole. Quando cammino con le ciglia umide non se ne accorge nessuno, non hanno quella nostra abitudine di intrufolarsi nei tuoi problemi in questo posto. Mi piace tirare le tende e scoprire le gocce di pioggia sui vetri. Mi piace davvero molto. Mi piace bagnarmi le scarpe nelle pozzanghere che non avevo notato, prendere il tram e sentire l'annuncio della fermata in due diverse lingue, tutte e due non mie. Mi piace parlare questa lingua, mi si abbassa la voce di un tono, non sembra la mia. Quella squillante, quella dalla risata forte. Il ridere neanche lo tollero troppo. Sorrido, perchè qualche volta mi dicono che sono bella. Sorrido di imbarazzo, di non condivisione. Senza prendere in considerazione la frase, perchè comunque non ci sono mai stata abituata. E poi lo dicono perchè sono straniera. Perchè non sono chiara e lattea come loro. Sono scura, sono cupa, sono nera d'occhi e qui lo notano come particolarità interessante non negativa.
Mi piace questo posto. Mi piace la sera umida, mi piace la notte che taglia il respiro, mi piace la fumosità dei locali, l'inafferrabilità di molte frasi sentite per caso. Mi piace non essere dei loro, giustificarmi e crogiolarmi in questa non appartenenza.
La mancanza di casa non la sento. Mi sono dimenticata cosa volesse dire stare a casa. Ho dimenticato quali fossero quei dolori che mi hanno mandata qui. Però qui non ho nessun dolore, quindi ci rimango. Non sorrido molto, ma non mi sono mai piaciuta sorridente. Preferisco la mia bocca quando è storta, quando è serrata, quando non mostra i denti.
Ho dimenticato le strade di casa, gli odori, i colori dei palazzi e delle stanze. Ho dimenticato il sapore di ciò che si mangia e dell'acqua. Ora ho presenti solo quelli che ci sono qui. Mi piace molto di più sentire l'odore della pioggia su queste strade rispetto a quelle di casa. L'odore della pioggia mi sembra di ricordarlo, ma non vorrei dire una bugia.
Ah, qui non devo dire nessuna bugia, mi sono addirittura dimenticata come si fa a dire bugie. A domanda rispondo. Rispondo bene sai? Ho smesso di scrivere, ho iniziato a parlare. Parlo bene, molto. Non quanto facevi tu, ma abbastanza bene. Sto anche imparando a fare le domande. E mi piacciono le risposte. Mi piace quando sorridono e dicono che questa è una bella città, che parlo bene la lingua, che mi sta bene quel vestito. E quando mi chiedono della mia vita prima dico che era triste, che ero sempre malinconica, che ora sto bene qui e non soffro più tanto. Che ho smesso di fumare venti sigarette e ho iniziato a bere la birra. Che ho imparato a dipingere e sporco tutto con le tempere. Che ho rifatto i buchi alle orecchie e ho stampato un tatuaggio sul braccio. Che non ricordo molto di quello che mi faceva stare male e sinceramente non ricordo nemmeno quanto stavo male. Ma stavo male.
Come puoi vedere, Michele, la memoria mi fa sempre acqua. Beati gli smemorati però. Quando tornerò a fare gli stessi errori, non ricordandoli, e a stare di nuovo male magari torno a casa.
Però credo che la massa scura che ho dentro allo sterno sia molto abinata al loro cielo. Sarebbe un peccato allontanarli. Anche i miei piedi si sono abituati a queste strade, all'asfalto, ai vapori. Non saprebbero più camminare in un altro posto. Tu non riusciresti a seguirli, credimi. Ogni tanto alzo gli occhi dai miei fogli e sbircio le persone intorno. Mi è capitato qualche tempo fa che una signora mi abbia chiesto cosa stessi scrivendo. E' strano sai? Qui non si interessano molto agli altri. Le ho risposto che scrivevo cose tristi. E lei mi ha chiesto se lo facevo sempre, se scrivevo sempre cose tristi. Allora le ho risposto con la frase di Milton. Le ho detto che temo che le cose allegre fuggano da me. Te lo ricordi Milton? Si, per forza lo ricordi. L'amore per Fulvia è il motivo principale dell'abbandono di quella che è ancora casa per te. Mi hai chiesto come avevo fatto a farlo disamorare di me, ti avevo risposto che non si era mai innamorato. Ti ho risposto che le cose allegre fuggono da me, per l'ennesima volta ti avevo detto che io non sono Clementine, io sono Joel. E tu,allora, mi dicesti che avevo ragione, che sarei sempre corsa attraverso i ricordi per avere sempre lo stesso male, perchè sono un'abitudinaria, sono una che una volta che ha perso il cuore per una cosa non la lascia più. Che il dolore mi piace. Mi piace davvero.
Eppure vedi? Per una volta non hai del tutto ragione. Sono scappata. Sono scappata dai ricordi. Ho tinto i capelli e mi sono piazzata dietro gli occhi nudi, quelli che dicevi tu. La signora, quella di cui ti parlavo prima, mi ha detto che ho gli stessi occhi di Amy Winehouse. Di non fare la stessa fine, sembri più forte tu.
E' sempre stato quello il problema, ho pensato maledicendomi, io sono più forte, io sono la più forte. E niente mi crolla se non lo lascio crollare. Posso reggere tutti gli altri, posso reggere me stessa. Fino alla fine. Forse qui sto solo reggendo ancora questo dolore.
Che poi mi sembra un dolore inutile, che di dolori forti nella vita ce ne sono tantissimi e questo non è così atroce. Avrei dovuto esorcizzare quelle strade, casa. Ma quel sole Michele, quel sole. Troppo forte, mi prendeva a pugni. Ho semplicemente traslato il tempo. Ho scelto d'essere vicina ad un cosmo diverso. Non ho più l'allergia.  Non sento più Saturno. Mi sembra che i pianeti si muovano in un modo diverso. Più consono.
Ho sentito dire da queste parti che da molte atroci bugie nascono le meraviglie più assolute. Sto aspettando la mia meraviglia. C'è qualcosa che mi dice che la troverò qui. Forse per una volta sarà lei a trovare me. Non dovrò lanciarmi io come sempre. Tutto quel combattere mi aveva stancata. Per una volta ho posato le armi. Non ho persone ne giorni da dimenticare. Ho già rimosso tutto senza accorgermene. Ho solo e sempre la mia massa nello sterno qui. E lo sai, ci so convivere benissimo.
La guerra mi è sempre piaciuta, quella in cui corri, corri, perdi fiato, metti un piede male, tocchi a terra con una mano e ti spingi per rialzarti, sfiori i muri per non perdere l'equilibrio, quel rumore sordo di passi, la testa che si alza per respirare meglio e scorge il cielo, e mentre corri pensi solo a salvarti, a non finire nelle mani sbagliate, a non distruggerti le ossa. E appena salva ti chiedi se ne è valsa la pena, è valsa la pena di tutta quella fatica, di tutti quegli abbandoni, di tutte quelle lacrime mandate giù. E' valsa la pena tutta quella strada? Te lo chiedi solo quando sei salvo ormai. Quando la distanza l'hai già percorsa tutta. Ti guardi alle spalle e vedi il fumo rosso, i botti, le urla di chi ancora sta correndo e alcuni resti.
Se ho lasciato qualcosa indietro chiedo scusa, però ancora non lo so se ho lasciato qualcosa indietro. Non so se sono salva, sto correndo Michele, sto correndo sotto questo cielo nuvoloso, e sta per piovere, e la guerra, con la pioggia è più scenografica, ma con il sole passa più velocemente. Però la velocità non è mai stato un mio pregio nè una mia alleata.
Lascia stare tutte queste parole, per me ormai sono diventate inutili. Preferisco correre via. Il rumore dei passi suona meglio di qualsiasi parola.
Stammi bene.
G.

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